🃏 Spotify: "Muori da eroe, o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo" Cit.
Ovvero alcune riflessioni sul nuovo modello di revenue introdotto da Spotify e, come sempre, tanta buona musica nuova.
Immagina.
Cosa succederebbe se nel tuo supermercato di fiducia, sotto ogni prodotto, fosse mostrato il numero di volte che quel prodotto è stato scelto, piuttosto che il suo prezzo, la sua provenienza, i suoi ingredienti o qualsiasi altro dettaglio?
Non ci vuole molto a capire che ben presto la varietà di quel supermercato ne risentirebbe. Inizialmente aumenterebbero le vendite dei prodotti più scelti in base a criteri che non conosci bene (probabilmente grazie al product placement) e i prodotti di nicchia ne risentirebbero fino a scomparire completamente dagli scaffali.
Qualcuno ha detto "Amazon's Choice"?
È quello che succederà presto su Spotify agli artisti e ai gruppi meno noti “grazie” al nuovo modello di revenue introdotto ad inizio 2024, puoi leggere qui il post ufficiale. Secondo le nuove regole della piattaforma per generare royalties e conseguenti guadagni, ogni brano dovrà registrare almeno mille riproduzioni all'anno.
Quello che ti consiglio di leggere davvero è l'articolo di Jeff Price pubblicato su Digital Music News, in cui Jeff ha analizzato il nuovo modello di Spotify (con tanto di tabellina molto esplicativa), confermando la dinamica che ti ho appena illustrato con l’esempio del supermercato: l'algoritmo penalizzerà le etichette indipendenti e gli artisti emergenti. La ragione è semplice e opportunistica: per gli artisti meno conosciuti è molto più difficile raggiungere la soglia delle mille riproduzioni. Se in passato questi artisti e queste artiste potevano ottenere dalla piattaforma di streaming una parte dei loro introiti, ora rischiano di non ottenere più nulla.
Le etichette più grandi, come Sony, Warner e Universal, ad esempio, vedranno un aumento dei loro guadagni a discapito delle altre. Uno studio condotto dallo stesso Digital Music News sostiene che il 25% dei brani scritturati sotto il secondo e il terzo distributore di artisti indipendenti più importanti negli Stati Uniti, non saranno più monetizzabili.
In sostanza i musicisti più ricchi saranno ancora più ricchi e quelli che ora faticano a monetizzare la loro arte, faranno ancora più fatica... aspetta! Dove l'ho già sentita questa? Ah sì, è dove ci sta conducendo il capitalismo dove “il business del business è il business”.
Astral Gold di Dean McPhee
Astral Gold di Dean McPhee si aggiudica nettamente la palma d'oro dell'ascolto più interessante di questo mese.
Si tratta del quinto album in studio di Dean McPhee introspettivo chitarrista britannico con base nello Yorkshire. Nella carriera dell’artista Astral Gold rappresenta un’ulteriore tappa di avvicendamento tra il folk che caratterizzava i suoi primi lavori e un suono più pesante, elettrico e profondo.
Astral Gold è un disco strumentale, minimal, dove la chitarra di McPhee è assoluta protagonista. L’album è stato registrato in presa diretta in una sola esecuzione tutta filata in cui riverberi, droni e loop ipnotizzano l'ascoltatore conducendolo in un viaggio interstellare. McPhee attinge a un'ampia gamma di influenze dalla Kosmische Muzik, al Dub, dal Doom Rock, al Folk e alla musica elettronica alternativa.
Il tema cosmico è presente in tutti i brani, la cover (magnifica pure quella) e i titoli non fanno nulla per nasconderlo. La sensazione che rimane nelle orecchie è quella di un concept live a tributare il cosmo.
Imperdibile, letteralmente.
Mary Boone dei Vampire Weekend (EP)
Venerdì uscirà il nuovo attesissimo album dei Vampire Weekend (li stiamo aspettando da 5 anni). I componenti del gruppo hanno già rilasciato dichiarazioni entusiastiche (Chris Baio ha detto che “il 5° potrebbe essere il più bello di sempre”) e questo non ha fatto che accrescere l’hype attorno a Only God Was Above Us (questo sarà il titolo).
Nel frattempo, in questi mesi, la band ha deciso di rilasciare il 40% circa dei brani del disco sottoforma di singoli, alcuni dei quali (come Gen-X Cops) sono già in programmazione radiofonica.
L’ultima traccia pubblicata sulle piattaforme è Mary Boone, ispirata ad un mercante d’arte newyorkese di fine XX secolo, una ballad che personalmente mi ricorda il sound di Modern Vampires of the City.
Potrebbe Only God Was Above Us fare la parte del leone in questo 2024 e prendersi il ruolo che l’anno scorso toccò ai Blur? Lo scopriremo fra 2 giorni.
Harm's Way di Ducks Ltd.
Immancabile anche questo mese l'angolino dell'indie pop nostalgico. Questa volta a condividere la ribalta sono DUE dischi: Harm's Way, il secondo disco dei canadesi Ducks Ltd e il disco di cui scriverò un po’ più sotto, ovvero il ritorno degli Umbrellas.
Harm's Way è un disco sì appassionato, giovane e struggente come da lascito testamentario dei grandi gruppi alternativi degli anni ‘80, ma allo stesso tempo anche molto molto derivativo e molto molto divertente, se poi ci metti la voglia di primavera il resto è fatto.
Se cerchi un disco veloce e in grado di scompigliarti i capelli, smetti di cercare l'hai appena trovato. 33% Felt, 34% Go-Betwees e 33% C86.
Enjoy!
Fairweather Friend degli Umbrellas
Anche i The Umbrellas da San Francisco sono un gruppo piuttosto derivativo in realtà, impossibile ad esempio non pensare agli Smiths sin dalle prime note di Fairweather Friend. In quanto a mood di riferimento siamo in piena orbita K Records e Sarah Records per capirci, a rendere tutto un po’ più twee-pop ci pensa giusto la poetica voce di Keith Frerichs.
Appea debuttanti nel 2019, con la Slumberland Records che non se li fece certo scappare, con questo Fairweather Friend il gruppo era chiamato ad un vero e proprio scatto di crescita: i primi pezzi della band erano stati incisi con l’aiuto della drum machine, in pieno stile “da cameretta”. Spronati a fare un passo in più, dalla loro blasonata casa discografica, il disco supera pienamente l’esame del secondo album che, tradizionalmente, è sempre il più difficile.
In sostanza sono in questa newsletter perché trovo irresistibile Goodbye. What else?!?
Three di Four Tet
Cominciamo dalla fine per una volta: Three Drums, il singolo di otto minuti pubblicato un anno fa che chiude Three, vale da solo il prezzo del biglietto. Un affresco sonoro dal finestrino di un treno che inizia con un loop di batteria e culmina con una crescendo shoegaze, meraviglioso.
Tornando all’inizio invece, Kieran Hebden (in arte Four Tet) è indubbiamente l'artista elettronico definitivo per ciò che riguarda la scena indie. Il DJ e produttore britannico infatti riesce a far coesistere sperimentazione alternativa e accessibilità POP, ottenendo ampi consensi sia da parte della critica che da parte dei fan.
Three Drums mi sembra un ottimo compendio della varietà che questo musicista ha sulla punta delle dita: clubbing (Daydream Repeater), chitarrine post-punk -sì hai letto bene- (Skater), microhouse, texture di elettronica, loop di batteria, synth…
Imperdibile, come sempre.
Loss of Life dei MGMT
I MGMT di Ben Goldwasser e Andrew Van Wyngarden sono una band statunitense capace di coniugare pop e certe derive psichedeliche freak e art rock.
Per quanto mi riguarda sono allo stesso tempo croce e delizia, per quello che potevano essere dopo le premesse di Congratulations e quello che sto ancora aspettando che diventino.
Quando scrivo “premesse” mi riferisco a collaborazioni con Sonic Boom, canzoni dedicate a Dan Treacy (Television Personalities) e Brian Eno, collaborazioni con Ariel Pink (Ariel è uno dei miei pallini di sempre) e Connan Mockasin… In questo disco fra i produttori troviamo anche Danger Mouse e Daniel Lopatin (aka Oneohtrix Point Never)!
Le premesse di grandeur ci sono tutte, eppure non sempre ne trovo riscontro nelle loro produzioni.
Loss of Life si muove fra soft rock anni '70 e radio pop anni ‘80, fra le cose sopra la media c’è da segnalare il coinvolgente featuring vocale di Christine and the Queens nel brano (bellissimo) in Dancing in Babylon.
Ridatemi i MGMT di Congratulations, vi prego!
Prelude to Ecstasy delle The Last Dinner Party
Per quanto mi riguarda Prelude to Ecstasy delle The Last Dinner Party è la vera sorpresa di questo mese. Il gruppo, di base a Londra, è stato fondato nel 2021 da Abigail Morris (voce che ricorda da vicino Anna Calvi), Lizzie Mayland (voce, chitarra), Emily Roberts (chitarra solista, mandolino, flauto), Georgia Davies (basso) e Aurora Nishevci (tastiere, voce) ed è letteralmente esploso l'anno scorso dopo aver aperto il concerdo dei Rolling Stones a Hyde Park.
Prelude to Ecstasy (già il titolo la dice lunga) è il loro esordio pubblicato poche settimane fa dalla Island Records, si tratta di un disco rock maestoso, barocco, audace, ricco di ritornelli catchy che difficilmente lasciano scampo all'ascoltatore.
Da tenere d'occhio.
L’angolo del collezionista
In una delle mie solitarie sortite tra quelle polverose bancarelle di vinili ho trovato questa chicca qui. Si tratta di Go, l’esordio solista di Jónsi, cantante e chitarrista dei Sigur Rós. Go, uscito nel 2010, non solo incarnava lo spirito dei Sigur Rós molto meglio di quanto facessero i Sigur Rós stessi in quegli anni, ma fu interamente concepito per essere la colonna sonora di We Bought a Zoo di Cameron Crowe (non ho messo volutamente il titolo in italiano, La mia vita è uno zoo, perché provo imbarazzo per chi l’ha concepito).
Il disco è davvero bello, il film piacevole (con Matt Damon e Scarlett Johansson), l’esperienza della combo è assolutamente da provare.
One Day di David Nicholls: libro, film, serie, game, set e partita!
Leggo David Nicholls dal suo esordio (Le domande di Brian del 2004) e contemporaneamente mal sopporto chi dice o scrive "conosco tizi* da prima che fosse famos*". Lo so, tutte queste contraddizioni in un'unica personalità sono molto faticose da gestire, ma forse sai di cosa parlo.
Il romanzo successivo di Dave Nicholls è stato Un giorno, il mio romanzo preferito nel 2010, ma a mani basse proprio, e forse non ho letto di meglio anche per qualche anno di lì a venire. Ecco, tutto questo panegirico per dire che: su Netflix è uscita una serie tratta da quel romanzo.
La serie non è affatto male, ma soprattutto è molto meglio dell’omonimo film del 2011.
Il plot fotografa la relazione fra Emma e Dexter (amici dai tempi dell'università e poi chissà) attraverso la lente del 15 luglio. Esatto, viviamo con loro il 15 luglio (anniversario del loro primo incontro) ogni anno dal 1988 fino al 2011. Questo tipo di successione degli eventi ben si adatta alla struttura "serie" e il risultato è quello di affezionarsi ai personaggi, esattamente come succede durante le 487 pagine del libro. Alla fine ad “Em e Dex” gli si vorrà anche un po’ tanto bene, come a Harry e Sally, Mia e Sebastian … o completa tu la lista.
- Per i puristi, questa parte è riservata a voi. Sappiate che alcune scelte si discostano dal seminato. Come la scelta di affidare il ruolo di Emma ad Ambika Bhakti Mod, attrice britannica di origini Indiane, in luogo di Anna Hathaway che invece aveva interpretato Emma nel film, o come la scelta di rivedere leggermente il finale (ma non voglio entrare nel merito, scopritelo da voi). -
Infine, ultimo ma non ultimo, la colonna sonora spacca letteralmente e la puoi trovare qui (ci sono Blur, Belle & Sebastian, Badly Drawn Boy, Orange Juice, Pixies, New Order, Nick Drake… praticamente tutti).
Per approfondire
💰 Dell’accorpamento di Pitchfork da parte di GQ ne hanno scritto in molti in questi mesi, ma in questo articolo di Machinapost trovate il punto di vista di Enzo Baruffaldi di Memoria polaroid – un blog alla radio, Francesco Eandi della webzine Humans vs Robots e Manuel Graziani di Manwell blog.
🗞️ Questo tema mi sta particolarmente a cuore: la smaterializzazione di massa dei prodotti culturali li ha resi più accessibili ma anche più precari, con conseguenze difficili da calcolare. Ne scrive qui Il Post.
My job here is done
Alla prossima!
(Hai notato che non scrivo mai “A presto”?)
Io, l’autore
Ciao, sono Francesco, forse ti ricorderai di me per la webzine Indie For Bunnies di cui sono stato co-fondatore, o per qualche pezzo pubblicato sulla rivista musicale Losing Today, o forse per il fatto che sono dislessico e quando leggo ad alta voce dico cose del genere "L’ameba è un orgasmo unicellulare..."; o per altri Super Poteri di Merda™ come questo (seguimi per altre eroiche imprese).
Se invece è la prima volta: sei su Indie Riviera la newsletter che una volta era un blog (una volta qui era tutta blogosfera) e oggi è il posto su cui scrivo di dischi, etichette , industria musicale, libri e cultura pop in generale.
Ho una sola regola: scrivo solo di dischi che mi entusiasmano, se un disco non mi piace, semplicemente passo oltre. Tutto questo a ritmo assolutamente irregolare (dio e qualche centinaio di iscritti mi sono testimoni), perché della frenesia e delle performance ci siamo rotti i coglioni.