🎃 I dischi da paura di Ottobre
Wilco, Sufjan Stevens, The National, Animal Collective... i protagonisti della scena indie degli ultimi anni si sono dati appuntamento sugli scaffali questo mese: è stato un ottobre spaventoso!
Ciao, sono Francesco, forse ti ricorderai di me per la webzine Indie For Bunnies di cui sono stato co-fondatore, o per qualche pezzo pubblicato sulla rivista musicale Losing Today, o forse per il mio raffinato gusto per tutto ciò che riguarda la moda: "Ficooo! Da cosa sei travestito?" "No, guarda, questi sono gli abiti con cui esco di solito"; o per altri Super Poteri di Merda™ come questo (seguimi per altre eroiche imprese).
Se invece è la prima volta: sei su Indie Riviera la newsletter che una volta era un blog (una volta qui era tutta blogosfera) e oggi è il posto su cui scrivo di musica, libri, showbiz e cultura pop in generale.
Tutto questo a ritmo assolutamente irregolare (dio e qualche centinaio di iscritti mi sono testimoni), perché della frenesia (nella musica ma anche in tutto il resto) ci siamo rotti i coglioni.
Discone del mese, and the winner is...
Se ci sono delle band che possono dirsi "indie", nella pura accezione del termine (independent nda), una di queste sono sicuramente i Wilco. Hanno il loro studio di registrazione, gestiscono la propria etichetta discografica e sono straordinariamente coinvolti sia nella vendita dei biglietti dei concerti, che del merchandising, senza contare che gestiscono gran parte dei rapporti con i fan. Tutto questo a partire dal 2007, dai tempi di Sky Blue Sky più o meno.
Tuttavia, questo recentissimo Cousin (Ottobre 2023) rappresenta una svolta per la band. In Cousin il gruppo ha ceduto parte del controllo sul processo di registrazione alla sperimentatrice pop Cate Le Bon, che ha seguito la produzione e si è seduta alle tastiere in diverse tracce, creando una collaborazione che porta bene a tutte le parti coinvolte.
Le Bon ha aggiunto un senso di precarietà e di rischio, ma senza mai compromettere la visione della band, ma esaltando e recuperando l’anima musicale degli Wilco.
Cosa ha comportato questo? Fortunatamente solo buone notizie: Cousin ricorda da vicino l’indimenticato e indimenticabile Yankee Hotel Foxtrot del 2002: robuste ed eleganti melodie, nuvole di rumore leggere come panna montata, per toccare l’apice dell’alt. country e dell’indie folk statunitensi.
Che il dio del rock ci preservi Jeff Tweedy & Co. ancora a lungo.
Calcutta and evrybody loses their mind
Non sono esattamente un fan di Calcutta, ma tutto l'hype attorno all'uscita del nuovo disco di Edoardo D'Erme mi ha riportato alla mente un libro che ho letto qualche mese fa. Si tratta di Dall'Indie all'It-Pop - Evoluzione, estetica e linguaggi Dall’indie al mainstream di Dario Grande (dove l'assenza de "il" fa la differenza, lo dico perché se sei Ateniese o Spartano magari ti sei posto il problema).
Dario prende in esame la scena indipendente italiana e la sua evoluzione nel decennio 2010 - 2020, focalizzandosi sulla nascita del cosiddetto it-pop (e secondo me centrando perfettamente il punto). Ovvero quando l’indie è passato dall’essere un’attitudine (a prescindere dal genere) all’essere un vero e proprio genere ben connotato e (molto) limitato, soprattutto in Italia.
L'autore inizia definendo il concetto di "indie", nato all'estero e poi sdoganato in Italia, per concentrarsi infine sullo sviluppo della scena musicale italiana.
Tutto questo Dario lo fa prendendo in esame i casi studio de I Cani, Le Luci della Centrale Elettrica, Calcutta (appunto) e i The Giornalisti.
Una bella cartolina nostalgica per chi l'ha vissuto in prima persona e un bel compendio per chi se l'è perso. Consigliatissimo.
Laugh Track dei The National
A soli cinque mesi dall’uscita di First Two Pages Of Frankenstein (Aprile 2023, vado a memoria) i The National se ne escono con il disco numero dieci di un'invidiabile discografia: Laugh Track.
I più (mi ci metto anche io) pensavano ad una sorta di deluxe edition del precedente, e invece ci troviamo per le mani un disco gemello, con canzoni scritte - ma non necessariamente registrate - durante le stesse sessioni.
Se vogliamo cercare delle peculiarità, anche là dove è difficile trovarle, possiamo dire di Laugh Track che è un disco meno controllato di First Two Pages Of Frankenstein, diciamo che dopo le grandi fatiche i cinque musicisti originari dell'Ohio si slacciano qualche bottone della camicia, si tirano su le maniche e si lasciano andare.
Un lavoro che suona tanto di "già ascoltato", prescindibile per chiunque, linfa vitale e ossigeno puro per i fan.
Animal Collective, i “soliti” Beach Boys in acido
Il nuovo degli Animal Collective è un disco davvero convincente, prende subito bene sin dalle prime note di Genesis Open e poi la piacevolezza persiste ascolto dopo ascolto.
Isn't It Now è il dodicesimo album in studio del collettivo animalesco sperimentale di Baltimora e appare in tutto e per tutto una naturale prosecuzione del precedente Time Skiffs, che a sua volta era una netta ripresa del sound elle origini (io sono un fan di Sung Tung del 2004).
Con i suoi 64 minuti di durata spalamate su nove tracce Isn't It Now è il più lungo album in studio degli Animal Collective. Qui troviamo il consueto equilibrio tra orecchiabilità pop e sperimentalismo, inframezzato da inaspettati momenti di ancheggiante ballabilità: già, alcuni aspetti funk che il gruppo aveva cominciato ad esplorare su Time Skiffs trovano qui continuità grazie alla produzione di Russell Elevado, già al lavoro con i Roots.
I soliti Beach Boys in acido, imprescindibili.
Again di Oneohtrix Point Never
Again è il decimo album in studio di Oneohtrix Point Never, all'anagrafe Daniel Lopatin, musicista elettronico di base a Brooklyn. Daniel, nonostante abbia esordito ormai nel 2007, è balzato agli onori della ribalta grazie alla collaborazione con The Weeknd, di cui ha prodotto l'halftime show del Super Bowl LV.
Again è di fatto l'ultimo capitolo di una trilogia di album in cui Lopatin riprende i suoi ascolti giovanili e li attualizza in chiave elettro-noise. La serie è iniziata con Garden of Delete, che presentava sottili mutazioni del nu-metal, trance e R&B che hanno fatto da colonna sonora alla sua adolescenza, per poi passare alle distorte rielaborazioni dei ricordi radiofonici dell'infanzia in Magic Oneohtrix Point Never.
In Again Lopatin recupera la musica della sua giovinezza, il periodo shoegaze e quello post-rock riproponendolo attraverso la sua prospettiva di artista quarantenne.
Elettronica pungente, archi d'orchestra (Elseware), canto degli uccelli, ruralità, chitarre shoegaze (Krumeville), voci computerizzate che ricordano Momus (World Outside), sfumature di pianoforte, sintetizzatore analogico... per un caleidoscopio di colori e suggestioni.
Per me divertentissimo.
Il “disco della maturità” di Sufjan Stevens
A inizio Ottobre è uscito il nuovo album di Sufjan Stevens, cantautore indie pop statunitense acclamato oltremodo dalla critica, che coniuga nei suoi lavori riflessioni personali e spirituali ricamate su motivi melodici appesi ad un muro di chamber pop sinfonico e cori spiritual.
Se mi avessero inviato questo disco a casa, in cambio di una recensione come avveniva 20 anni fa, se il gioco fosse ancora quello, bè avrei scritto: "disco della maturità, interessante".
Certo non sarei stato onesto con te, perché in realtà si tratta di un disco noioso, ma quale 2QUALCOSAenne, a quei tempi, avrebbe rinunciato ad un disco gratis (e a tutti quelli che sarebbero venuti) in cambio della verità? E in fondo, cos'è la verità?
Scrivere di un disco "maturo ed interessante" non è lo stesso che dire "noioso"? per quanto mi riguarda sì. Ora lo sai.
Ho apprezzato Sufjan Stevens sin dai primi dischi, forse non te lo ricordi ma agli esordi aveva in progetto di comporre un intero disco per ognuno dei 50 stati degli Stati Uniti d'America, sono nati così i meravigliosi Greetings from Michigan: The Great Lake State e Illinois (gli altri li sto ancora aspettando).
Javelin (quest’ultimo) è un'opera che esplora il bisogno di essere amati in tutte le sue forme, dalle declinazioni spirituali dell'amore alle sue forme più carnali. Probabilmente si tratta davvero di alcune delle migliori musiche della sua carriera, e forse è un ascolto indispensabile per capire questo artista, ma la sensazione di aver già sentito tante volte tutto ciò è troppo forte per me.
Si può saltare.
Per approfondire
La rivincita degli 883: il pezzo di cui nessuno sentiva il bisogno adesso c’è, qui.
A Palermo viene per caso scoperto una specie di tempio, tutto da capire, nessuno sa che cos’è, però sembra diffondere, con il blu, l’oro e l’argento, un invito alla conoscenza e alla tolleranza: Vivere in una canzone di Franco Battiato.
Sono 40 anni che fraintendiamo i CCCP: la band non è mai stata "di sinistra". Revisionismo storico-musicale, lo stai facendo bene.
My job here is done
Alla prossima!
(Hai notato che non scrivo mai “A presto”?)