🧑🏫 Back to (Rock) School
Il bignami dei migliori dischi di questa estate o perlomeno quelli che devi conoscere se vuoi far colpo sugli amichetti quando torni a scuola.
Ciao, sono Francesco, forse ti ricorderai di me per la webzine Indie For Bunnies di cui sono stato co-fondatore, o per qualche pezzo pubblicato sulla rivista musicale Losing Today, o forse per le mie innate doti fisionomiche: «Buongiorno, lei è la Signora…?» «Signore, grazie»; o per altri Super Poteri di Merda™ come questo (seguimi per altre eroiche imprese).
Se invece è la prima volta: sei su Indie Riviera la newsletter che una volta era un blog (una volta qui era tutta blogosfera) e oggi è il posto su cui scrivo di musica, libri, showbiz e cultura pop in generale.
Tutto questo a ritmo assolutamente irregolare (dio e centinaia di iscritti mi sono testimoni), perché della frenesia (nella musica ma anche in tutto il resto) ci siamo rotti i coglioni.
Sulle (s)cadenze
Hai notato che non ti ho scritto né a Maggio, né a Giugno e nemmeno a Luglio o Agosto?
No che non l'hai notato! Non fare l'abbonat* fidelizzat* sempre seduto in prima fila, abbassa quella mano!
Pensavi forse che un progetto che si chiama Indie Riviera in estate non avesse nulla di meglio da fare che segnalare dischi?!? Andiamo, puoi fare di meglio!
Nessun problema, con questa edizione speciale di Indie Riviera, Back to (Rock) School, ti rimetto in pari con quasi tutte le migliori uscite di questi mesi.
Nel frattempo
Nel frattempo sono stato a New York - sì era la prima volta - e ho fatto incetta di negozi di dischi, per la felicità dei miei familiari che mi aspettavano fuori.
Non vedo perché debba interessarti e infatti lo scrivo soprattutto per questo.
C’è davvero bisogno di parlare di The Ballad of Darren dei Blur?!?
🏖️🏖️🏖️🏖️🏖️/5
No che non c’è bisogno.
A Luglio i Blur sono usciti con un disco della madonna, letteralmente. Ma non c'è bisogno di essere iscritti a Indie Riviera per questo, io passo oltre, se invece ti sei perso The Ballad of Darren fai un giro su Spotify. Ora! Adesso! Ho detto subito!
everything is alive, Slowdive
🌊🌊🌊🌊🌊/5
Attenzione, abbiamo un serio candidato al titolo di “disco dell’anno” già a Settembre: everything is alive (sì, tutto minuscolo) degli Slowdive.
Nelle puntate precedenti.
Gli Slowdive sono una band inglese di riferimento per la scena shoegaze, ma con tante contaminazioni in più, dal folk-rock alla musica ambient, che li rendono differenti da molti colleghi di genere.
Lanciati dalla leggendaria Creation Records di Alan McGee nel 1991 e attivi fino a metà dei ‘90, dopo una pausa piuttosto lunga, la band si è riunita nel 2014. L’omonimo Slowdive del 2017 ha consolidato il loro status di gruppo seminale di cui questo everything is alive è l’ennesima conferma.
everything is alive alterna momenti di fredda elettronica con calde esplosioni di chitarre distorte e suoni dreamy pop. Loop elettronici circolari all’interno dei quali sono nascoste e incastonate le voci oniriche della band.
Non mancano passaggi folk e post rock, a dimostrare che gli Slowdive non vogliono essere una grande band shoegaze, ma una grande band, punto.
Sigur Ros, non siete voi, sono io
🧊🧊/5
Non può più funzionare tra di noi Sigur Ros, ma non siete voi, sono io!
Átta dei Sigur Ros è stato uno dei dischi che ho ascoltato di più quest'estate, forse per la nostalgia di quel feeling di inizio anni '00 o forse per trovarci un senso, ma alla fine non ho trovato né l'uno né l'altro.
Se mai ti venisse voglia di qualcosa a metà tra musica ambient e musica classica questo potrebbe essere il tuo disco. Praticamente privo di chitarre e percussioni - l'ex batterista non è stato sostituito - potremmo definirla come musica minimale eseguita in modo massimale.
Prescindibile per me e per questo piacerà di sicuro ai fan.
Oh, poi magari ti sei perso i Sigur Ros di 25 anni fa (Ágætis Byrjun) o quelli di 10 anni fa (Kveikur) e allora corri ad ascoltare questo disco, varrà la pena conoscere questi (ex) ragazzotti di Reykjavík.
Copertina spettacolare, vero, ma non può più funzionare tra di noi Sigur Ros. Non siete voi, sono io.
Dop 13 anni tornano gli Sparklehorse
🐴🐴🐴🐴/5
Gli Sparklehorse sono un progetto “one man band “ di Mark Linkous attivo già dalla metà degli anni '90. Il loro sound spazia(va) fra il noise rock farraginoso e il pastoral folk intimistico, a tratti psichedelico. Non si tratta di un gruppo particolarmente prolifico, soprattutto dal 2010, visto che Mark Linkous è deceduto proprio in quell'anno.
Di recente però i familiari di Mark hanno ritrovato fra le scartoffie un suo album di inediti rimasti incompiuti. Si sono interrogati a lungo se tenerlo per sé o completarlo e portarlo agli ascoltatori, optando infine per la seconda alternativa.
Bird Machine è diventato un modo per la famiglia di Linkous di celebrarne la carriera. Il risultato è uno dei migliori album degli Sparklehorse, almeno per il sottoscritto.
In Bird Machine si ascoltano momenti graffianti e passaggi più crepuscolari (Kind Ghosts), distorsioni affilate e suggestioni noise, con una produzione più semplice rispetto ai lavori precedenti.
La tematica della lontananza, dell'isolamento e dell'amore di Linkous per la famiglia rendono Bird Machine intensamente personale.
Un tributo perfetto a Mark Linkous e al suo lavoro.
Perché i delfini hanno perso le loro gambe?
🐬🐬🐬/5
Ce lo spiegano gli Island nel nuovo disco And That's Why Dolphins Lost Their Legs, l’ennesimo album dal titolo surreale.
Forse gli Island non sono una band imprescindibile per la maggior parte delle persone, ma io li adoro letteralmente. Il gruppo nacque quasi vent’anni fa da un’idea di Nicholas Thorburn dopo la sua esperienza con gli Unicorns (fantastici!), una band lo-fi di Montreal.
Nonostante i frequenti cambi di formazione Thorburn dimostra ancora una volta la sua abilità nel mantenere tutto in equilibrio, combinando melodie indie pop spensierate, sorrette dalla consueta indole alla sperimentazione, con testi cupi e drammatici.
Se vuoi sapere perché i delfini hanno perso le loro gambe, questo è il disco da ascoltare. Per tutto il resto recupera gli Unicorns, ti prego!
I’Am Not There Anymore dei Clientele
🍂🍂🍂🍂/5
I Clientele sono il foliage della musica indie (se li conosci non puoi non essere d’accordo).
Se invece ti sei perso le loro uscite precedenti devi sapere che i Clientele sono una band guitar twee pop di Londra, attiva dalla fine degli anni ‘90 ad oggi, con un suono unico, caratterizzato da atmosfere autunnali e malinconiche, e con richiami musicali a Galaxy 500 e Felt (adoro!).
I’Am Not There Anymore pare essere l’album della maturità, capace di mixare elementi sperimentali e la bellezza consueta del sound tipico dei Clientele. I brani affrontano principalmente il tema della perdita, ispirato dalla morte della madre di Alasdair MacLean.
Sicuramente una delle vette della carriera dei Clientele.
Nothing Lasts Forever, figuriamoci questa newsletter
🏄🏄🏄/5
Quando esce un nuovo disco dei Teenage Fanclub tutto il resto dovrebbe passare in secondo piano, a prescindere. Per questo te li piazzo qui, alla fine, dove puoi leggere, ascoltare e non pensare ai dischi che verranno dopo (non c’è altro dopo i Teenage Fanclub).
Nothing Lasts Forever è il dodicesimo album in studio di questa longeva band scozzese di culto, il culto dell'indie guitar pop/rock made in '90.
Nothing Lasts Forever ha un gusto riflessivo, influenze folk-rock dei tardi anni '60 e una produzione “morbida”, quasi matura, in contrasto con le sonorità più “turbolente” del disco precedente.
Gruppo impossibile da ignorare, ma personalmente in Nothing Lasts Forever trovo troppo manierismo per i miei gusti.
Per approfondire
Il New York Times esplora l'evoluzione e l'influenza della battle rap nella cultura musicale contemporanea, evidenziando la sua crescente popolarità e rilevanza. Leggi qui
C’è chi prova a fornire un’alternativa attraverso l’autoproduzione culturale. Un approfondimento qui
A Barcellona, città di mega-festival, non c’è più posto per la musica locale. Rattristati qui
My job here is done
Alla prossima!
(Hai notato che non scrivo mai “A presto”?)